Il carcinoma della tiroide è un tumore che rappresenta circa il 4% di tutti i tumori umani, seppur l’incidenza è andata aumentando in maniera quasi esponenziale negli ultimi 20 anni. Questo aumento è sicuramente dovuto, più che ad una vera e propria “epidemia”, al miglioramento delle tecniche diagnostiche ed in particolare al ricorso sempre maggiore dell’ecografia tiroidea. Sempre di più vengono infatti diagnosticati noduli di piccole dimensioni (<1cm), non rilevabili alla semplice palpazione del collo.I noduli tiroidei sono comunque molto comuni nella popolazione generale, ma in realtà solo circa il 5% di questi si rivela poi essere un tumore della tiroide. La forma più comune è quella che origina dalle cellule follicolari e fortunatamente è quella meno aggressiva con un tasso di sopravvivenza dopo i 5 anni di oltre il 90%. La terapia è principalmente di tipo chirurgico: a seconda dell’estensione e della localizzazione, può essere preso in considerazione un intervento di emitiroidectomia (consiste nell’asportare solo la metà della tiroide coinvolta) o tiroidectomia totale (asportazione totale della ghiandola). Per quanto riguarda l’asportazione di eventuali linfonodi metastatici evidenziati in fase pre-chirurgica, l’intervento di tiroidectomia totale può essere completato da una linfoadenectomia selettiva o svuotamento delle catene linfonodali coinvolte. Successivamente all’intervento, per classificare l’estensione del tumore, si usa il sistema TNM che si basa sulla dimensione del tumore stesso (T), sulla presenza/assenza di linfonodi coinvolti (N) e sulla presenza/assenza di metastasi a distanza (M). Sulla base del TNM è quindi possibile stabilire lo stadio del tumore e quindi decidere se sottoporre il paziente ad ulteriori terapie come la terapia radiometabolica con Iodio-131. Tale terapia permette di ridurre il rischio di recidive nei pazienti più ad alto rischio e può essere utilizzata anche nel trattamento di metastasi a distanza. Esistono però altre forme di carcinoma tiroideo più rare ma più aggressive come il carcinoma midollare e il carcinoma anaplastico della tiroide. In queste forme, il trattamento radiometabolico non è efficace, ma esistono degli studi in cui vengono sperimentati dei nuovi farmaci sistemici. Il carcinoma tiroideo è una patologia più frequente nelle donne con un rapporto maschi/femmine di circa 1:3. Tra le cause accertate c’è sicuramente l’esposizione a radiazioni ionizzanti, e non si può avere un atteggiamento di prevenzione se non l’utilizzo del sale iodato perché la carenza iodica porta ad un aumento della formazione di noduli e di conseguenza della più probabile formazione di tumore tiroideo. Nelle aree geografiche dove il gozzo è endemico infatti, l’apporto di iodio con la dieta è insufficiente e l’uso del sale iodato è utile anche nella prevenzione dei disturbi benigni della tiroide. Inoltre, l’esame più semplice e specifico per studiare la tiroide è l’ecografia, che permette di identificare i rapporti del nodulo con la ghiandola tiroidea, i tessuti circostanti e le loro caratteristiche. In presenza di un nodulo sospetto si può eseguire un esame citologico su agoaspirato, che consiste nel prelievo di materiale cellulare del nodulo nel corso di un’ecografia introducendo un semplice ago attraverso la cute.