E’ riportato in letteratura come una disfunzione tiroidea materna, sia associata ad un rischio più elevato di aborto, di parto pretermine ed eclampsia. Una ridotta disponibilità di ormone tiroideo da parte materna, può inoltre determinare nel feto uno ridotto sviluppo cognitivo. A tale proposito è utile ricordare come in età gestazionale ci sia un fabbisogno maggiore di iodio e che la quantità giornaliera raccomandata è di 200-250 mcg.
IPOTIROIDISMO IN GRAVIDANZA
Durante la gravidanza, la paziente affetta da ipotiroidismo dovrà sottoporsi a dei controlli più ravvicinati della funzionalità tiroidea, anche con cadenza mensile, dal momento che in una condizione di ipotiroidismo scarsamente controllato, potrebbe determinarsi un maggior rischio di abortività.
E’ noto, infatti, che il fabbisogno di ormone tiroideo durante la gravidanza aumenta di circa il 30%, sia per l’aumento di peso della madre, sia per la necessità di dover trasmettere una quota di ormone tiroideo al feto, che nel primo trimestre, ancora non è in grado di produrlo da sé.
Pertanto bisogna adeguare dall’esterno la quantità di ormone tiroideo da somministrare. A tale proposito sono riportati in letteratura dei range di TSH, cosiddetti trimestre specifici, che andranno quindi a determinare il nostro target terapeutico.
IPERTIROIDISMO IN GRAVIDANZA
La gravidanza, in condizioni fisiologiche può determinare delle alterazioni della funzionalità tiroidea, soprattutto durante le prime settimane, mimando una condizione di ipertiroidismo, che tuttavia non richiede particolari terapie.
Oltre alla tireotossicosi gravidica, l’altra causa più frequente di ipertiroidismo è il Morbo di Basedow che richiede un attento monitoraggio della funzionalità tiroidea oltre che ad una adeguata terapia con farmaci tireostatici. In particolare dovrebbero essere usati il propiltiuracile durante il primo trimestre, e il metimazolo durante il secondo e il terzo trimestre.
Un’ipertiroidismo da Morbo di Basedow non trattato o mal controllato dalla terapia, può determinare il passaggio al feto di anticorpi stimolanti, con conseguenze evidenti sia durante la gravidanza (basso peso alla nascita, eclampsia, nascita prematura, small for gestational age o SGA) sia dopo il parto (ipertiroidismo neonatale, gozzo, scompenso cardiaco e idrope).
NODULI IN GRAVIDANZA
Il riscontro di noduli in gravidanza può essere un reperto abbastanza frequente, soprattutto dopo un’ecografia del collo, magari eseguita per screening.
L’iter diagnostico non è comunque differente da quello fatto in donne non in gravidanza, eccetto per l’uso della scintigrafia tiroidea. L’indicazione all’agoaspirato sui noduli deve essere quindi data in accordo con le caratteristiche ecografiche e dimensionali riportate dalle più recenti linee guida, in condizioni di eutiroidismo. E’ anche importante ricordare che per le pazienti con una diagnosi citologica sospetta per carcinoma tiroideo, l’intervento chirurgico può essere posticipato dopo il parto senza conseguenze sull’outcome della paziente.
Una diagnosi citologica sospetta per carcinoma tiroideo durante le prime fasi della gravidanza, potrebbe infatti essere gestita solamente monitorando ecograficamente il nodulo. Nel caso in cui si osservi una sostanziale crescita del nodulo o vengano riscontrate linfoadenopatie sospette durante le prime 24-26 settimane di gravidanza, può essere presa in considerazione la chirurgia. Tuttavia, se il quadro ecografico rimane stabile, o se la diagnosi viene fatta dopo le 24-26 settimane, la chirurgia può essere posticipata.